Digitate qualsiasi richiesta o domanda e riceverete una risposta eloquente e (per lo più) accurata. L’intelligenza artificiale generativa ChatGPT offre infinite opportunità di trovare una risposta a qualsiasi domanda, ma la sua creazione è stata accolta con preoccupazione.
Dopo New York e Los Angeles anche le principali università australiane arriva il divieto all’uso della chatbot di OpenAI. E in Italia? Come reagiranno le nostre istituzioni all’arrivo di questa nuova realtà tecnologica? In questo articolo vi spiegheremo la funzionalità di ChatGPT e perché le università Italiane, come quelle in tutto il mondo, sono preoccupate.
Che cos’è ChatGPT?
ChatGPT – o Chat Generative Pre-Trained Transformer – è un chatbot lanciato da OpenAI, un’azienda di ricerca e sviluppo di intelligenza artificiale, nel novembre 2022. Si tratta di un modello linguistico in grado di generare testi realistici e simili a quelli umani.
ChatGPT può essere utilizzato per la traduzione linguistica e per riassumere grandi porzioni di testo per fornire una sintesi di un articolo. Può anche generare risposte testuali su qualsiasi argomento quando richiesto, rendendolo utile come chatbot per il servizio clienti.
Perché le scuole e le università sono preoccupate?
La grande preoccupazione è che ChatGPT possa essere potenzialmente utilizzato da studenti universitari e scolastici per imbrogliare nei compiti scritti senza essere scoperti.
È stato descritto come se gli studenti affidassero i loro compiti a dei robot. Alcuni educatori però hanno anche parlato di sfruttare l’esistenza di ChatGPT come una grande opportunità per rendere le valutazioni più autentiche, rispecchiando le sfide che gli studenti possono affrontare nel mondo reale. Ciò richiederebbe un ripensamento radicale della valutazione scolastica e universitaria per rendere molto più difficile il plagio.
Il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi, Antonello Giannelli, pensa appunto che l’IA possa essere una grande opportunità per i docenti e per gli alunni, anche alla luce delle linee guida della Commissione Ue. L’interazione positiva e consapevole con questi sistemi può solo favorire l’innovazione delle metodologie didattiche.
Opinioni contrastanti
Tuttavia, secondo Francesco Intraguglielmo fondatore e presidente dell’associazione studentesca “Rivoluzioniamo la scuola”, al di là delle previsioni e delle linee guida, c’è la realtà. ChatGPT è uno strumento che molte persone stanno già utilizzando nelle scuole e nelle università, ma i docenti non ne sono a conoscenza, Il punto è che le scuole italiane non si sono ancora del tutto adeguate a Google. Un esempio è il latino, dove ormai il 90% degli studenti trova traduzioni online, immaginate cosa farebbe una tecnologia come ChatGPT a questo modello, che si basa ancora su conoscenze convalidate piuttosto che sull’educazione di ragazzi e ragazze”.
Come faranno gli educatori a sapere se gli studenti lo usano?
In risposta al lancio di ChatGPT, è già nato uno strumento online in grado di rilevare il materiale generato dall’intelligenza artificiale, chiamato AICheatCheck.
Utilizza i propri modelli di intelligenza artificiale per prevedere se il testo è stato scritto da un essere umano o da una macchina, in base alla scelta delle parole e alla struttura delle frasi.
Oltre all’istruzione, in che modo ChatGPT può essere usato a fin di bene?
Il chatbot ha implicazioni per le persone che cercano di “navigare in tutti i tipi di sistemi stranieri”.
Ad esempio, ha un enorme potenziale per aiutare le persone, come quelle provenienti da contesti culturalmente e linguisticamente diversi, a scrivere domande di lavoro. ChatGPT può essere usato anche per scopi creativi, come la scrittura di canzoni e poesie, e viene utilizzato anche per attività di base, come scrivere e rispondere alle e-mail.
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